E’ interessante notare che la violenza che si sviluppa nei momenti di crisi e nelle separazioni è pari all’energia che si sviluppa all’inizio del rapporto nella fase dell’innamoramento o nel tentativo di sedurre l’altro. Si sceglie qualcuno per la sua parte rassicurante o per la sua indipendenza ed un giorno si arriva a non sopportarlo più per il suo lato appiccicoso o per le sue mancanze. Più una persona mi serve a raggiungere i miei scopi, ad alleviare le mie paure, ad ottenere ciò che non ho mai ricevuto più la mia dipendenza sarà forte. La coppia non è la somma di due persone ma è un sistema omeostatico. Non esiste persecutore senza perseguitato, attivo senza passivo, protettore senza protetto.
Queste le tre principali modalità di porci nella relazione:
1. Dipendenza da un certo tipo di relazione amorosa
2. La dipendenza dall’altro, dalla persona amata nella coppia che si forma.
3. La dipendenza sessuale, qualsiasi forma assuma, sia in coppia che no( attività sessuale solitaria e ripetuta, sfruttamento compulsivo del partner sessuale, ecc.).
Il confine fra la dipendenza normale e patologica è molto sottile, siamo tutti dipendenti dall’altro poiché lo amiamo, dalla storia poiché ci teniamo o dal piacere che ci apporta alla nostra vita sessuale poiché sentiamo di averne bisogno. Malgrado questo sentiamo di saper vivere per noi stessi, abbiamo altre sfere di interessi, possiamo svolgere numerose attività. I veri dipendenti non hanno questa libertà, le relazione a due e la sessualità sono diventate vitali, ne hanno bisogno in maniera ossessiva per colmare la loro solitudine, per calmare l’angoscia, per non affondare.
A questo livello la relazione amorosa non è basata sull’amore ma sulla dipendenza. Un’ importante differenziazione è fra attaccamento e dipendenza: l’attaccamento non ci impedisce di prendere ogni tanto le distanze, un buon ormeggio ci permette una buona esplorazione del mondo. La dipendenza è sintomo di un legame più forte per intensità e per durata. Ha come conseguenza quella di impedire la scoperta del mondo. Da adulti ci ritroviamo spesso pieni di buchi e di bozzi, di dolore e felicità, di stanchezza e di leggerezza, vergogna e fierezza, di collera e di colpa, spesso proviamo un senso di inadeguatezza, non ci sentiamo in grado di soddisfare le aspettative degli altri…
Ricevere troppo amore è a volte soffocante( troppa presenza) a volte troppo silenzio e assenza ci fa sentire rifiutati.
Tutti noi cerchiamo di convivere con questi buchi e bozzi, con questi troppo o troppo poco, tutti facciamo del nostro meglio. Sfidare il mare aperto non è semplice ma nel contempo è eccitante. Dobbiamo sfidare le intemperie, i momenti peggiori sono le sfide verso il vuoto, l’nsicurezza, l’ignoto, la perdita dell’autocontrollo.
Se non sappiamo nuotare ci aggrappiamo a ciò che troviamo, delle boe più o meno rassicuranti, i genitori, la famiglia, gli studi, il lavoro, gli amici, i fidanzati, il cibo, ecc.
Tutti noi facciamo uso di boe o di porti d’attracco, il primo porto sono i genitori, più il rapporto è stabile più saremo in fiducia nell’allontanamento per avanzare in mare aperto senza utilizzare boe di salvataggio.
Il porto troppo rassicurante e protettivo per contro ci rende insicuri nell’esplorazine del mare aperto per via del contrasto fra l’insicurezza esterna e l’ipersicurezza offerta dai genitori. Dopo anni di terapia si può notare che sopravviviamo al presente solo se sorretti da ormeggi e da punti di riferimento, da legami che ci rendono stabili.
Da questo punto di vista tutti dipendiamo da qualcosa o da qualcuno. Il limite fra il normale ed il patologico è una questione di flessibilità, di elasticità, di adattamento. È determinato dai nostri giochi di prestigio con le nostre boe di dipendenza. Come altri organismi viventi noi dipendiamo dall’ambiente esterno, da piccoli dipendiamo dai genitori, da adulti dovrebbe esserci più scambio e complementarietà.
Non esiste un individuo completamente autonomo senza attaccamento al mondo esterno e indipendente dalla costrizione interna(es. giudice interiore). Per vivere abbiamo costante bisogno di ormeggi, coppia, amici, sport, rapporti sessuali, orari, progetti, il tutto per rendere la nostra vita più solida e sicura. Questi ormeggi saranno più solidi ed essenziali a seconda delle persone.
Per alcuni saranno vitali alla loro stabilità e sopravvivenza, per altri è possibile nuotare senza boe. Allontanarsi dalle boe significa incamminarsi verso un luogo sconosciuto, di sopportare l’assenza della persona amata per più giorni senza soffrire, di accettare dubbi ed insicurezze senza panico e senza crolli depressivi. Di uscire dalla compulsione e dai condizionamenti mentali.
Ogni individuo raggiunta l’età adulta saprà organizzare la sua vita affettiva sulla base degli schemi di attaccamento del passato.
L’eventuale insicurezza che avrà provato nella sua infanzia sarà determinante nel creare dipendenze. La dipendenza si esprime attraverso due modalità comportamentali che possono anche combinarsi o alternarsi: coppie dipendenti, i due compagni sono saldati uno all’altro e quelli con spinte compulsive incontrollabili, i bulimici del sesso.
Siamo costretti a fare una scelta:
scegliere le dipendenze meglio accettate nella società(sport lavoro ecc.) piuttosto che quelle respinte che causerebbero gravi conseguenze per noi e per gli altri. Se consideriamo il rischio di crescere e di essere autonomi mantenendo piccole dipendenze minori(abbiamo sempre bisogno di piccole dipendenze) accettiamo il rischio dell’angoscia, della scoperta e del rischio di crescere. Bisogna accettare il rischio di fallimenti, rifiuti, dubbi, questo è il prezzo da pagare per conoscere se stessi.
Crescere significa essere consapevoli delle proprie fragilità e carenze ma anche del proprio valore e risorse per vivere indipendentemente da quello che si ha, si fa e da come gli altri ci vedono. Scivoliamo spesso verso un modo di vivere compulsivo, additivo e con l’aggiunta di dipendenze artificiali,: sigaretta, cibo, medicine, alcool, ecc.Quanti di noi non sono capaci a tollerare il silenzio, il vuoto, la noia, l’abbandono?
Quanti di noi per superare il senso di insicurezza e l’angoscia generata da queste esperienze cercano sollievo immediato riempiendo il proprio corpo, la propria testa e l’ambiente che li circonda. A volte il passaggio dal normale al patologico avviene in modo graduale, altre volte in modo violento magari con un episodio del passato che ritorna a galla. Indipendente dalla modalità iniziale il comportamento additivo è percepito da chi ne è soggetto come un male necessario per viver e per sopravvivere per calmarsi e per esistere.
La qualità è rimpiazzata con la quantità. Il rischio sta nel bisogno di provare sensazioni sempre più forti e di spingersi oltre i limiti(sport estremi, eccessi alimentari, alcolismo, il sesso ecc.). Un altro rischio è quello di evitare qualsiasi tensione ansiosa(relazioni di dipendenze affettive). Il risultato è una vita da dipendente, da drogato, con comportamenti rigidi, limitata nelle libertà.
Si capisce la frequenza con cui si manifestano reazioni depressive in rapporto alla presa di coscienza del carattere eccessivo, patologico, alienante della dipendenza e delle sue conseguenze sull’ambiente circostante. Sembra che da adulti facciamo del nostro meglio per mantenere le modalità di attaccamento che abbiamo percepito durante la nostra infanzia sia nell’amore fra i nostri genitori sia quello che manifestavano nei nostri confronti, un po’ come se questa modalità fosse rimasta per sempre impressa nella nostra memoria.