La mia ricerca interiore ebbe inizio fin da molto piccola, avevo scoperto un gioco appassionante, alla sera davanti alla finestra guardando il buio della notte mi chiedevo ripetutamente:-chi sono io?- Ero catturata da quel gioco che mi portava a sperimentare sensazioni indescrivibili, ripetevo molte volte quella frase che nel tempo scoprii essere un Koan(il koan è un metodo zen, la mente, non trovando risposta alle domanda diventa silente e sperimenta la verità). Iniziava così il mio viaggio.
Ricordo, dopo le prime ripetizioni di quello che scoprii più avanti essere un Koan, presentarsi un sentimento di profonda solitudine, non sapevo più chi ero e dove ero, poi un improvviso accadimento nel mio modo interiore e mi sentivo improvvisamente libera.
In uno dei miei ricordi vedevo il mondo dall’alto, vedevo l’autostrada e le luci delle macchine che sfrecciavano sotto di me, sembrava appartenessero ad un mondo sconosciuto, durante il gioco avvertivo sensazioni estatiche a tutti i livelli, anche a livello corporeo.
Dopo qualche anno il gioco improvvisamente smise di funzionare, avevo all’incirca 8 anni, ripetevo in continuazione la stessa frase ma non successe più nulla.
Con il tempo dimenticai questo gioco infantile finché anni dopo mi ritrovai alla fine di un gruppo di Primal, un lavoro di decondizionamento dalle figure genitoriali, a fare 3 giorni di –Who is in?-(lavoro esperienziale intensivo per contattare la nostra essenza) furono molteplici i Koan che venivano dati ad ognuno di noi, a me capitò di dover ripetere -Chi sono io?-
Ci fu un flashback molto forte, mi ritrovai “casualmente” davanti quella domanda che era stata all’origine del mio gioco preferito di tanti anni prima. Da quel “who is in” ci fu un cambiamento fondamentale nella mia vita ed una nuova presa di coscienza su di me e su chi ero, questo ha avuto un profondo impatto sulla mia vita e sul mio lavoro.
Ero entrata in contatto con qualcosa che andava oltre me, forse il mio “daimon”, e la sincronicità degli eventi guidarono il mio percorso.
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Il mio primo gruppo di terapia lo feci con una gestaltista americana a Trimurti (S. Tropez), era un lavoro psicocorporeo; con delle bende bagnate modellavamo i nostri corpi ed i nostri visi per farne un calco, fu un lavoro profondo, dialogammo con il calco del nostro viso e del nostro corpo, già allora mi innamorai della Gestalt e riconobbi il valore di questa terapia.
L’anno successivo, durante un viaggio in India, conobbi una persona che mi colpì come profondità e grado di consapevolezza, veniva dal Nepal ed era un discepolo del maestro illuminato Osho, si chiamava Krishna.
Mi trovavo a Lucknow nell’Ashram di un altro maestro, un certo Papaji (del quale solo anni dopo avrei scoperto il grande valore) insieme a Krishna comperai dei libri di Osho che mi folgorarono, andai nel suo centro che si trovava nel parco nazioanale di Chitwan (Nepal) dove feci le mie prime meditazioni, scoprii che erano gli stessi luoghi nei quali aveva vissuto Siddharta il Buddha. Ritornai a casa cercando di praticare regolarmente la meditazione e continuai il mio lavoro di analisi junghiana iniziato alcuni mesi prima.
Stimolata dai libri di Osho iniziai un lavoro molto profondo facendo gruppi terapeutici di vario tipo, tornai in India dopo breve e presi il sannyas, riposi la mia fiducia in Osho che aveva toccato così profondamente il mio cuore.
Ebbi in seguito la fortuna di lavorare con validi terapeuti di grande esperienza dai quali ricevetti molti stimoli.
Viaggiai molto, considero il viaggiare sola come la terapia più importante e più efficace che abbia fatto.
Mi confrontavo con le mie paure e con i miei condizionamenti, la vita ogni giorno mi regalava conoscenze, comprensioni, accadimenti, iniziavo sempre di più a comprendere il significato di “sincronicità”.
Avevo una trentina d’anni, e la vita mi stupiva e mi incuriosiva, ne ero sedotta ed innamorata.
Durante uno dei miei viaggi mi ritrovai a Tiruannamalai, ai piedi della montagna sacra, nell’Ashram di Ramana Maharshi. In quegli anni Tiruanna era l’inferno dantesco, una piccola Calcutta, lo sguardo dolce e compassionevole di Ramana toccò il mio cuore così come era avvenuto con Osho. Scoprii che fu Ramana a coniare il Koan “chi sono io”, ero ormai certa che qualcosa molto più grande di me stava guidando la mia vita.
Ramana entrò nella mia vita, persi l’identificazione come sannyasin di Osho e mi sentii aperta a questo maestro ed al suo grande insegnamento centrato sul koan-Chi sono io?-
In quegli anni ripresi a praticare Vipassana in modo abbastanza regolare e questo mi riconnetteva ad uno stato di consapevolezza che mi dava immediato benessere, sentivo che l’unico modo per raggiungere la pace era quello di rallentare i pensieri e portare consapevolezza alle mie emozioni.
Ripartii per l’ India dove conobbi il padre di mio figlio, dopo qualche mese facemmo insieme un seminario con una maestra zen, rimasi ammirata nel vedere su quel piccolo tavolino di fianco alla nostra maestra i ritratti di Ramana, di Osho e di Papajii, tre figure a me molto care che avevano avuto un significato importante nel mio cammino. L’intensivo durò 4 settimane, sperimentai il mio primo satori durato più settimane (stato di profonda beatitudine e rilassamento nel quale entrai nell’esperienza della disidentificazione del corpo e della mente).
Entrai in un lungo stato di presenza, finalmente sapevo chi ero ed ero libera dalla mia identificazione egoica, il tempo non scorreva più, c’era solo espansione ed estasi, ma dopo poche settimane la mente riprese a governarmi e sprofondai in uno stato di sconforto sentendomi nuovamente in balia di essa. Insieme al padre di mio figlio iniziai ad organizzare Satsang intensivi, erano tenuti da Swarup, furono anni molto belli, nostro figlio Thomas cresceva fra un intensivo e l’altro mentre io avevo concluso la mia formazione come terapaeuta Gestalt, prima in Italia e poi in Francia. Dal 2005 iniziai ad organizzare un incontro settimanale con un gruppo di amici “ricercatori del vero , questi incontri settimanali continuano anche oggi, un’esperienza per me molto intensa e nutriente.
Lavoravo come terapeuta Gestalt, riconoscevo l’importanza della terapia che portava sull’uscio della liberazione e mi rendevo altresì conto che era fondamentale una pratica spirituale e meditativa per una connessione con la verità di chi siamo veramente. Dopo la mia esperienza di lavoro alla clinica Alabardia nel Cantone Ticino iniziai a collaborare con un Day Hospital psichiatrico di Lugano, 6 anni nei quali approfondii tutti i disturbi legati alla psiche. Mi specializzai nelle tecniche di rilassamento e tenni gruppi continuativi sulle dipendenze affettive, mi rendevo conto che i pazienti avevano bisogno di terapia, amore e contatto più che di psicofarmaci. Decisi di licenziarmi per seguire attività più congeniali con la mia formazione e la mia traiettoria di crescita personale. Fu in tutti i casi un’esperienza fondamentale per capire tutti i risvolti delle pratiche cliniche. Mi confrontavo a volte con psicologi e psichiatri che non facevano né supervisione né lavoro personale, queste persone fungevano da riferimento per chi desiderava uscire da stati di grave disagio esistenziale. La mia tesi per l’ottenimento del Certificato Europeo di Psicoterapia ebbe come titolo “Eros e Thanatos una Gestalt compiuta” (Eros et Thanatos une Gestalt achevée). In questa tesi portai due terapie con dei pazienti per illustrare il significato ed il concetto di espansione collegato ad Eros e di contrazione collegato a Thanatos. Misi in evidenza come l’egotismo e l’identificazione mantenevano certe personalità in uno stato di contrazione collegato ad un istinto di morte e sofferenza e come la terapia andava a smuovere questo istinto di contrazione portando le persone al contatto, all’espansione e anche alla possibilità della disidentificazione.
Lo studio dell’enneagramma con David Hey mi aprì nuove porte sulla comprensione delle personalità; sulle nostre fissazioni e sulle nostre risorse, sugli automatismi ripetitivi e sui nodi da sciogliere. Il lavoro di David era frutto di un decennio passato con Faisal fondatore con Almaas del prezioso lavoro del “Diamond Logos”.
Mi occupai in seguito di genitori single mettendo a punto per genitori separati o single dei laboratori di consapevolezza, dei gruppi sulle dipendenze affettive e sulla comunicazione efficace, tutti temi a me molto cari. Sentivo prezioso rendere le persone consapevoli e presenti piuttosto che spiegare cosa fosse giusto o non giusto fare con i propri figli.
Mi era ben chiaro che ognuno avesse la propria personalità ed ogni interazione fra una madre e figlio fosse unica, nessuno ci può dire cosa è bene o cosa è male, ciò che funziona bene per un figlio non funziona con l’altro, il metodo Gordon rivisitato insieme all Gestalt trasmetteva ottimi strumenti in questo senso. Sentii una spinta ad approfondire il lavoro sulle dipendenze affettive, lì dentro c’era racchiuso il nucleo della nostre ferite primarie, la paura della solitudine e la paura del vuoto e dell’abbandono, superando queste paure sapevo quanto fosse più facile entrare in contatto con il nostro vero potere, il potere che nasce dall’accettazione di quello che siamo nella nostra globalità.
Per ritrovare noi stessi credo sia importante fermarci, togliere tutto ciò che è di troppo nella nostra vita, ciò che ci spinge verso l’esterno, ciò che non è essenziale, la nostra società è così traboccante di tutto, siamo colpiti da continui stimoli, è importante fare scelte consapevoli, saper arginare ci è di aiuto per uscire dagli automatismi del vivere quotidiano.
Insieme a David Hey, terapeuta americano conosciuto a Pune (India) nel 2000 abbiamo realizzato un progetto lavorativo sui differenti livelli di consapevolezza,, questo lavoro mi riporta alla preziosità del lavoro fatto con Dolano (maestra zen) nel 2000 e mi ricollega ai miei maestri Ramana Maharshi e Osho.